Questa edizione conta circa cinquanta artisti con più di ottanta sculture che sono disposte nell’area della villa e dei portici o di quella dell’archeologia industriale e del centro. Opere che si collocano dunque in spazi e contesti vari, ma anche articolate secondo linguaggi e tecniche differenti, da quello naturalistico all’astratto, da quello pop a quello dell’astrazione geometrica con aggiornamenti sulle diverse concezioni del medium in termini di forme e materiali fino a modalità concettuali o minimali, dalla concretezza fino al dissolvimento nella luce, dall’innesto ambientale all’installazione per poi ritornare all’opera scultorea tradizionale e ai percorsi storico artistici del contemporaneo.
L’iniziativa è stata ideata dal prof. Giuseppe Pin di Piazzola, anch’egli scultore, che ha creato una sinergia di interventi e collaborazioni o consulenze e tra queste si citano quelle dei critici come Boris Brollo, Vittoria Coen, Carla Chiara Frigo e docenti e allievi delle Accademie di Venezia, Verona e Urbino per realizzare uno scenario composito che restituisca un saggio vivo e attualissimo dei variegati raggiungimenti legati sia alla consumata esperienza artistica sia ad un percorso di iniziazione all’arte, espressione di un rapporto ancorato al territorio italiano e a quello dell’extraterritorialità come vissuto di nuovi orizzonti conoscitivi e sensibilità percettive.
Una testimonianza della ricchezza del manifestarsi dell’arte scultorea oggi, una volta superati i vincoli delle concezioni della scultura del passato resa con estrema libertà di interpretazione per non escludere a priori esperienze qualitative o di interesse.
Ogni opera concorre dunque a definire un percorso dialettico e quanto mai complesso che allarga indefinitamente l’idea di opera d’arte pur essendo un contributo al processo di proiezione del sentire e della vitalità psichica propria dell’artista che l’ha creata.
A cura dell’Ufficio stampa della Biennale di Scultura di Piazzola sul Brenta